Negli ultimi anni si sente parlare sempre più spesso di social engineering e phishing, due termini che per molti suonano un po’ complicati ma che, in realtà, descrivono minacce molto concrete e vicine alla nostra vita quotidiana. Non si tratta di concetti astratti riservati agli esperti di informatica, ma di strategie che chiunque può incontrare nella propria casella di posta o persino sul telefono.
Ma quindi, quale relazione esiste tra social engineering e phishing? Per capirlo, immaginiamo la truffa come un gioco di inganni: il social engineering è l’arte della manipolazione, il phishing è una delle sue mosse più comuni.
Social engineering e phishing possono essere correlati
Quando diciamo che social engineering e phishing possono essere correlati, intendiamo che uno nasce dall’altro. Il social engineering, infatti, è la tecnica madre: sfrutta psicologia, persuasione e inganni per far sì che una persona compia un’azione contro i propri interessi, come rivelare dati personali o cliccare su un link sospetto.
Il phishing è la forma più diffusa di questo inganno. Arriva spesso sotto forma di e-mail o messaggi che sembrano veri: la banca che ti avvisa di un problema, il corriere che dice di avere un pacco per te, un servizio online che ti chiede di aggiornare i dati. In realtà, tutto è studiato per portarti su un sito falso o convincerti a consegnare informazioni preziose.
Un esempio concreto
Facciamo un esempio pratico. Ricevi una mail che sembra della tua banca: c’è il logo giusto, il tono è professionale, il messaggio è urgente (“Il tuo conto verrà sospeso, clicca subito qui per verificarlo”). In quel momento scatta l’ansia, e la mente non ragiona lucidamente. Questo è social engineering: manipolare emozioni e percezioni.
Il link che clicchi, invece, porta a una pagina fasulla che ti ruba username e password. Ecco il phishing in azione.
Ecco perché social engineering e phishing possono essere correlati: uno lavora sulla psicologia, l’altro fornisce lo strumento digitale per completare la truffa.
Perché ci caschiamo così facilmente?
Il bello – o meglio, il brutto – di queste tecniche è che funzionano con chiunque. Non serve essere ingenui o poco esperti: basta un momento di distrazione. I criminali sanno come colpire nel segno. Giocano con la paura (“ti stanno bloccando l’account”), con l’urgenza (“rispondi entro poche ore”), con l’autorità (“siamo la tua banca, fidati di noi”) o con la curiosità (“hai vinto un premio”).
È questo il punto in cui social engineering e phishing diventano davvero pericolosi: non sfruttano falle nei computer, ma falle nella nostra attenzione.
Come difendersi
La difesa non è complicata, ma richiede un po’ di consapevolezza. La prossima volta che ricevi un messaggio sospetto, fermati un attimo e chiediti:
- Mi stanno mettendo fretta?
- Il link porta davvero al sito ufficiale?
- Avrei ricevuto lo stesso messaggio se avessi parlato direttamente con la mia banca o con il corriere?
Anche aggiornare i sistemi, usare password robuste e attivare la verifica in due passaggi aiuta, ma la vera protezione nasce dall’abitudine a non fidarsi mai ciecamente.
In fondo, la relazione tra social engineering e phishing è semplice: il primo è l’arte di manipolare, il secondo è uno degli strumenti più usati per farlo.
La buona notizia? Più impariamo a riconoscerli, meno possibilità hanno di colpirci. Conoscere questi inganni è già metà della difesa.
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